Sostenere e incoraggiare. Senza mettere fretta. Solo così si può dare forza alla mamma durante il parto…
Il parto è un momento magico che separa un’attesa da una realtà: la presenza tangibile ed entusias-mante di nostro figlio. In questo evento, il ruolo di chi assiste è fondamentale.
L’ambiente, le persone presenti durante il travaglio possono co-stituire una forza che contribuisce a dare alla donna maggior vigore, o, al contrario, possono inibire le contrazioni.
Nelle leggende, alle ostetriche venivano attribuiti poteri magici. E spesso questa magia aveva origine dall’arte di ascoltare, so-stenere e incoraggiare. Chi è presente può trovare il modo di aiutare la donna a far fluire l’energia possente che si sprigiona dalle contrazioni, dal corpo e dalla mente. Così, il viaggio della nascita può svolgersi anche con qualche sosta, imprevisto, dubbio… poi oplà… magia… via, di gran lena verso la meravigliosa meta.
Perché questa premessa?
Perché in qualità di cicogna itinerante maturo sempre più la convinzione che anche un raggio di sole può influire positivamente su un travaglio.
Ero con Cristina già da diverse ore. Eravamo in clinica, dove Cristina poteva trascorrere il tra-vaglio in una normale stanza di degenza, alla presenza delle persone più care. Come sempre, tra me e me avevo espresso delle previsioni: per l’ora di pranzo avremmo scoperto se Tommaso era biondo o scuro…
Tutto procedeva con naturalezza. Era una bella giornata invernale. Paolo massaggiava e incoraggiava Cristina. Insieme, respiravano profondamente.
Oltre a osservare l’andamento del travaglio e ascoltare il battito di Tommaso, a me non restava che attendere e bearmi di quel calore. A rompere l’incantesimo una visita inaspettata. Parenti impazienti, ansiosi, curiosi, invadenti e irris-pettosi. Le contrazioni si facevano sempre più distanziate, brevi, deboli.
All’agitazione dei visitatori si contrapponeva l’umore inquieto di Cristina e Paolo. Perché le con-trazioni si arrestavano? C’era qual-che problema, una patologia che si annunciava? No, niente di tutto questo. Si era interrotta la magica atmosfera che si era creata, che permetteva di vivere profon-damente questa splendida e intima esperienza. Non si può vivere nel frastuono, con spettatori frettolosi, ansiosi, sgarbati, indif-ferenti, preoccupati, un evento di grande intimità. È necessario poter stare con se stessi, poter vivere spontaneamente le proprie emozioni.
Dopo aver parlato con Cristina, abbiamo invitato i parenti ad andarsene. L’atmosfera è tornata a essere rilassante per Tommaso e i suoi genitori. Le contrazioni sono riprese con vigore, l’utero si è dilatato e Cristina si è aperta alla vita. Tra tanto calore e acco-glienza, Tommaso si è affacciato con tutti i suoi capelli, neri e lunghissimi. Benvenuto tra noi.
All’agitazione dei visitatori si contrapponeva l’umore inquieto di Cristina e Paolo. Perché le con-trazioni si arrestavano? C’era qual-che problema, una patologia che si annunciava? No, niente di tutto questo. Si era interrotta la magica atmosfera che si era creata, che permetteva di vivere profon-damente questa splendida e intima esperienza. Non si può vivere nel frastuono, con spettatori frettolosi, ansiosi, sgarbati, indif-ferenti, preoccupati, un evento di grande intimità. È necessario poter stare con se stessi, poter vivere spontaneamente le proprie emo-zioni.
Articolo tratto da “Donna&mamma” Febbraio 2002